Un Fitbit potrebbe essere decisivo in un caso d'omicidio

Il dati del dispositivo al polso della donna uccisa smentirebbero la ricostruzione del marito.

Apple si era rifiutata di dare all’FBI accesso all'iPhone usato dal killer della strage di San Bernardino, sollevando questioni di privacy. In un altro caso di omicidio avvenuto in Arkansas le registrazioni audio di Echo, un dispositivo domotico di Amazon, avevano inchiodato un uomo accusato di omicidio.
La storia si ripete, la tecnologia potrebbe rivelarsi determinante in un altro caso di cronaca: in Connecticut un oggetto tecnologico entrerà in tribunale come fosse un vero e proprio testimone. Si tratta di un Fitbit indossato da una donna il giorno in cui è stata uccisa.

Fitbit Charge HR

I dati raccolti attraverso l'indossabile smonterebbero il racconto del marito secondo cui Connie, la vittima, sarebbe stata aggredita da un killer che, dopo essere entrato in casa, lo avrebbe immobilizzato. L'uomo ha raccontato di essere andato al lavoro alle 8:30 e di aver ricevuto sul proprio smartphone una segnalazione di un intrusione dal sistema d'allarme casalingo.
Ma il Fitbit indossato da Connie dimostrano che la vittima ha lasciato la casa solo alle 8:46. La donna era ancora viva visto che era attiva su Facebook dalle 9:40 alle 9:46 e che Fitbit ha registrato i suoi movimenti dalle 10:05 alle 10:11. Solo successivamente (alle 10:16) il marito aveva riattivato il sistema d'allarme casalingo e chiamato (alle 10:20) la polizia.
Fitbit racconta anche un'altra storia: la donna avrebbe percorso troppi passi rispetto al racconto del marito. Oltre 1.200 dal rientro in casa. Eppure dalla macchina al portone non erano necessari più di 125 passi.
Sul dispositivo sono registrati tutti i movimenti della donna: il 28 aprile, giorno in cui la Corte emetterà il giudizio definitivo, potrebbe essere cruciale.

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