Spotify: il Coronavirus cambia le nostre abitudini?

Quartz ha rilevato una curiosa mutazione nelle abitudini d'ascolto su Spotify: in Italia sarebbero diminuiti fortemente gli ascolti sulla top 200.
Spotify: il Coronavirus cambia le nostre abitudini?

Cosa stai ascoltando su Spotify in questi giorni? Aspetta, non è una domanda retorica: pensaci davvero. Cosa stai ascoltando? La statistica, infatti, sta rilevando una curiosa mutazione nelle abitudini degli utenti i quali, improvvisamente catapultati nell’isolamento, stanno cambiando molto di quello che stavano facendo prima che tutto avesse inizio.

Il caso italiano diventa quindi il casus belli per molti rilievi statistici, perché è chiaro come proprio l’Italia ben si presti a studi di questo tipo (che avranno inevitabile importanza ad emergenza terminata). Occorre dunque partire dal dato italiano, rilevato dalle analisi Quarz, per capire cosa sta succedendo.

Spotify: stiamo cambiando abitudini?

Sulla base dei dati relativi agli ascolti della “top 200” (i 200 brani più ascoltati su Spotify), emerge come sia calato del 23% il numero di ascolti rispetto al periodo antecedente l’esplosione dell’emergenza (da 17 milioni a 14,4). Il dato di Quartz risulta inquinato da molti elementi, in primis quello per cui il riferimento è al 3 marzo e non all’11, quando il DPCM di “lock down” ha fortemente limitato tutte le attività aumentando esponenzialmente l’isolamento. Il dato, inoltre, sarebbe confermato anche all’estero, dove la situazione sta arrivando in ritardo rispetto all’Italia ma dove già si avrebbero i primi riflessi del medesimo fenomeno.

Il dato è tanto importante, quanto ambivalente: se da una parte sospettiamo che il dato sia addirittura sottovalutato, dall’altra non possiamo conoscerne esattamente la natura. Quel che non sappiamo, infatti, è se a diminuire siano stati gli ascolti in termini generali o se a diminuire sia stato solo l’ascolto della top 200. Insomma: gli utenti stanno ascoltando meno musica (magari a seguito del diminuito ritmo di viaggio), oppure stanno semplicemente diversificando gli ascolti, preferendo grandi classici alle playlist più recenti? Stiamo cercando intime sicurezze negli ascolti di gioventù, oppure stiamo semplicemente diversificando il tempo libero in altri modi, tralasciando le abitudini tradizionali in favore di videochiamate, film e altro ancora?

 

Fonte: Quartz

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti