Vodafone nel Regno Unito è una
vera e propria istituzione, è l’azienda certamente più rappresentativa del panorama
economico inglese, non per niente la propria immagine è legata a doppio filo
alla più importante squadra di calcio britannica, il Manchester United. Eppure
gli azionisti del gigante di Albione stanno trascorrendo notti insonni. Il titolo
della società continua a deprezzarsi alla Borsa di Londra e pare che la discesa
non abbia mai fine. In soli due anni Vodafone ha perso il 76% del proprio valore.
Chris Gent, amministratore delegato
della società, vero fautore della crescita mondiale del gruppo Vodafone, presente
in tutti e cinque i continenti, assicura tutti sullo stato di salute dell’azienda.
Il primo trimestre del 2002, intanto, ha visto solo una crescita globale di
1.3 milioni di nuovi clienti, contro l’1.9 previsto. Gent afferma che se il
rallentamento delle nuove attivazioni persiste, non è un vero problema, visto
che adesso il focus di Vodafone è aumentare il guadagno medio per utente, il
famoso ARPU.
Per far quadrare i conti Gent propone
diverse ricette, una delle quali passa per tagli e dismissioni che paiono, ormai,
inevitabili. Ma la vera sfida è incrementare l’ARPU, cosa che potrebbe avvenire
con il prossimo lancio degli MMS e del 3G. Vodafone punta moltissimo sul 3G,
visti anche i milioni di Euro investiti per le licenze e per le nuove reti.
Gent è certo che non appena i primi servizi di videomessaggistica saranno disponibili
la gente li utilizzerà con foga.
Il problema restano le reti. Visto
che il 3G è in ritardo, soprattutto dal punto di vista dei terminali, e non
solo in Europa, ma anche in Giappone, dove J-Phone, controllata da Vodafone,
ha annunciato di rimandare di sei mesi il lancio dei propri servizi 3G a causa
della mancanza di terminali adatti, ci si dovrà basare ancora sul GPRS, tecnologia
che finora ha dato ben poche soddisfazioni. Il mercato sta attraversando un
periodo molto difficile, solo le aziende più forti riusciranno a superarlo indenni.
Vodafone è certamente una di queste, ma se Gent non riuscirà a portare nuova
linfa nella società, gli azionisti del colosso britannico potrebbero anche decidere
di vendere le proprie quote.