L’applicazione disomogenea delle norme europee in materia di telecomunicazioni impedisce ai consumatori, alle imprese e all'economia europea nel suo complesso di godere pienamente dei benefici economici di un mercato delle telecomunicazioni esteso a tutta l'UE veramente unico e competitivo: è questa la conclusione della relazione annuale della Commissione sui mercati europei delle comunicazioni elettroniche.
I mercati degli Stati membri, pur essendo diventati più competitivi, restano di dimensioni nazionali. Il livello di concorrenza, inoltre, varia nettamente da uno Stato membro all'altro. Anche se il settore europeo delle telecomunicazioni ha resistito alla tempesta finanziaria del 2009 (crescita 0% a fronte di un declino economico in tutta l'Unione del 4,2%), un'applicazione uniforme delle norme esistenti e investimenti in servizi innovativi sono gli elementi essenziali per una crescita futura.
Permangono forti differenze di prezzo da uno Stato membro all'altro, sia al dettaglio che all'ingrosso. Negli Stati membri con le tariffe mobili più alte il costo al dettaglio di una chiamata è varie volte più elevato rispetto a quello degli Stati membri con le tariffe più economiche, ad esempio 4 centesimi al minuto in Lettonia rispetto ai 24 centesimi di Malta.
Nel gennaio 2010 l'utilizzo medio pro capite della banda larga fissa nell'UE ha raggiunto il 24,8%, equivalente a oltre 123 milioni di linee. La Danimarca e i Paesi Bassi sono leader mondiali nel settore della banda larga, con quasi il 40% della popolazione che utilizza un accesso a internet a banda larga. L'utilizzo della banda larga mobile nell'UE è quasi raddoppiato da gennaio 2009 a gennaio 2010, passando al 5,2%. La Finlandia, il Portogallo e l'Austria avevano tassi di penetrazione superiori al 15%.
Nel 2009 i prezzi dei collegamenti a internet sono diminuiti grazie alle offerte forfettarie e all'aumento della velocità della banda larga. Per le chiamate vocali su cellulare i consumatori dell'UE hanno pagato il 7% in meno rispetto al 2008, con un calo del prezzo medio al minuto da 14 a 13 centesimi di euro. I consumatori potevano cambiare operatore mantenendo il numero di telefono più velocemente di prima. Nel 2009 per questo passaggio erano necessari in media 4,1 giorni per un numero di cellulare e 6,5 giorni per un numero fisso a fronte, rispettivamente, di 8,5 e 7,5 giorni nel 2008.