Spotify sotto accusa: pubblicate senza consenso canzoni AI di artisti morti

Spotify si trova ora in difficoltà perché accusata di permettere la pubblicazione di canzoni AI di artisti morti senza consenso.

404 Media, un sito web indipendente di giornalisti, ha scoperto ciò che sta mettendo in difficoltà una delle piattaforme di streaming musicale più diffuse e famose. Secondo quanto dichiarato dalla testata giornalistica, “Spotify sta pubblicando nuove canzoni generate dall’intelligenza artificiale sulle pagine ufficiali di artisti scomparsi anni fa senza il permesso dei loro eredi o delle case discografiche“.

Nello specifico, il sito ha spiegato: “Secondo la sua pagina Spotify ufficiale, Blaze Foley, cantautore country assassinato nel 1989, ha pubblicato la scorsa settimana un nuovo brano intitolato “Together”. Il brano, che vede la partecipazione di un cantante country, un pianoforte e una chitarra elettrica, ricorda vagamente una nuova canzone country lenta. La pagina Spotify del brano presenta anche un’immagine generata dall’intelligenza artificiale di un uomo che non assomiglia per niente a Foley mentre canta al microfono.

Craig McDonald, il proprietario della Lost Art Records, etichetta che distribuisce la musica di Foley e gestisce la sua pagina sulla piattaforma musicale incriminata, ha spiegato a 404 Media che qualsiasi fan di Foley si renderebbe subito conto che “Together“, disponibile su Spotify, non è una delle sue canzoni.

La reazione di Spotify e la polemica

Cosa ha fatto Spotify dopo la pubblicazione del rapporto ufficiale di 404 Media sulla vicenda? La piattaforma ha subito rimosso le tracce non autorizzate. Ciò che rende tutto ancora più strano per molti utenti e per gli esperti di musica è che l’azienda permetta la pubblicazione di contenuti musicali senza alcuna etichetta che avvisi l’utente circa la generazione con intelligenza artificiale.

The Next Web ha poi commentato la notizia aggiungendo altra carne al fuoco: “Il mese scorso, una band generata dall’intelligenza artificiale chiamata Velvet Sundown è comparsa su Spotify. Il suo brano di punta, ‘Dust on the Wind’ – che ricorda la hit dei Kansas del 1977 ‘Dust in the Wind’ – è stato ascoltato quasi 2 milioni di volte dalla sua uscita il 20 giugno“.

Durante un’intervista rilasciata al Guardian, Sophie Jones, responsabile della strategia presso l’associazione del settore musicale British Phonographic Industry (BPI), ha spiegato: “L’ascesa sul mercato di gruppi musicali e musica generati dall’intelligenza artificiale indica il fatto che le aziende tecnologiche hanno addestrato modelli di intelligenza artificiale utilizzando opere creative, in gran parte senza autorizzazione o pagamento ai creatori e ai titolari dei diritti, per competere direttamente con l’arte umana“.

La Jones ha così chiesto apertamente nuove tutele per l’industria musicale. Dello stesso avviso è Alexis Lanternier, CEO di Deezer, che ha affermato: “Siamo altrettanto chiari nel nostro impegno a tutelare i diritti degli artisti e degli autori in un momento in cui la legge sul copyright viene messa in discussione a favore dell’addestramento di modelli di intelligenza artificiale“.

Fonte: The Next Web

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