Le tariffe la chiave del successo del GPRS

Le reti GPRS si stanno rapidamente
diffondendo in tutta Europa. Quasi tutti gli operatori offrono la possibilità
di utilizzare i pochi cellulari GPRS già sul mercato. Adesso come adesso,
si tratta per lo più di servizi di prova, che possono essere utilizzati
senza alcun pagamento, se non, a volte, l’attivazione della propria SIM al servizio.
Ma, secondo un recente studio dello Yankee Group, società ultimamente
molto attiva nelle ricerche di mercato sulla comunicazione mobile, il vero punto
focale sarà la tariffazione dei servizi GPRS.

Il passaggio dalla commutazione
a circuito a quella a pacchetto, stravolgerà le attuali abitudini. Adesso,
infatti, gli utenti sono abituati a pagare per il tempo che utilizzano, sia
parlando al cellulare, che navigando col WAP o direttamente sul Web, utilizzando
il proprio telefonino come modem. Col GPRS tutto questo sarà diverso.
La commutazione a pacchetto, utilizzata dal GPRS, infatti, farà in modo
che si pagheranno solo i dati effettivamente utilizzati, a prescindere da quanto
tempo si rimane collegati. Quindi, se si carica una pagina Web, si pagherà
solo per gli effettivi bytes utilizzati, se si rimane fermi su quella pagina,
anche per tre ore, non si pagherà null’altro.

Il cambiamento da tempo a dati
certamente comporterà qualche difficoltà. La ricerca di Yankee
Group pone un campanello d’allarme sulla tariffazione futura del GPRS, basilare
per rodare bene un meccanismo che sarà, poi, largamente utilizzato con
il 3G. La maggioranza degli operatori è rivolta a questo tipo di tariffazione:
il pagamento di un certo corrispettivo per ogni byte utilizzato. Secondo gli
studiosi, però, i primi prezzi sono veramente molto alti, tali da scoraggiare
i futuri utenti. Questo è molto pericoloso, perchè tentando di
recuperare il prima possibile i costi affrontati nell’ultimo periodo, gli operatori
rischiano di bloccare il mercato, con disastrose ripercussioni sul 3G.

Lo studio riporta, infatti, prezzi
realmente improponibili, per le prime offerte commerciali. In media, un utente
consumer si vede costretto a pagare circa 170 dollari al mese per scaricare
10 Mb di dati, che aumentano a 1500 dollari nel caso se ne utilizzino 100 Mb.
Non molto migliori sono le tariffe per la clientela business. Ovviamente alti
livelli di consumo vengono premiati con costi minori. Così si hanno 230
dollari in media al mese per 100 Mb, ma nel caso di traffico meno elevato, i
costi per singolo byte salgono repentinamente. Quasi tutti gli operatori fanno
pagare un canone mensile, che mediamente è di 27 dollari, realmente molto
alto rispetto a quello che fa pagare Ntt DoCoMo in Giappone per i servizi i-Mode,
solo 2.78 dollari al mese.

In conclusione, guardando solo
i costi, il GPRS è più caro del normale collegamento fisso analogico
PSTN ed addirittura anche dell’ADSL. Ovviamente i prezzi attuali sono senza
dubbio più alti di quelli che poi diverranno definitivi, ma danno comunque
un’idea di quello che intendono fare gli operatori, ovvero cercare di offrire,
almeno inizialmente, il servizio a prezzi più alti del dovuto, per poi
abbassare a poco a poco i costi, per meglio rendersi conto di quale sia il miglior
prezzo di mercato. Sarebbe, però, un grave errore approfittarsi così
degli utenti, che potrebbero farsi un’idea sbagliata del GPRS e determinandone
il fallimento come già è capitato con i servizi WAP.

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