Le tante salse della Web Tv

Le tante salse della Web TvSono giorni fortunati per la Tv su Internet: ne parlano in tanti, c'è un clamore di annunci di nuovi servizi ed è un tema che ha occupato buona

Sono giorni fortunati per la Tv su Internet: ne parlano in tanti, c’è un clamore di annunci di nuovi servizi ed è un tema che ha occupato buona parte del Ces 2007 (Consumer electronics show), la fiera tenutasi a Las Vegas a gennaio.
In realtà si parla di Tv su Internet per tante cose diverse: vediamo di fare chiarezza e capire quali sono le dinamiche in gioco, attraverso cui secondo molti esperti è destinato a cambiare il nostro approccio ai media televisivi.
L'ha detto anche Bill Gates, il 28 gennaio al World Economic Forum di Davos: "Internet rivoluzionerà la televisione entro i prossimi cinque anni".

IP Tv
È il solo esempio di Tv su Internet che si basi su infrastrutture dedicate, in fibra.
In effetti, non è corretto definirla Tv su Internet; è invece Tv su banda larga, perché- a differenza degli altri servizi web Tv- non passa dalla grande Internet.
In Italia ad oggi hanno l'IP Tv solo Fastweb e Telecom Italia.
Nelle prossime settimane arriveranno anche Tiscali e Wind. Com'è noto, l'IP Tv oggi ha contenuti sia live sia on demand ed è streaming.

Software web Tv
I pesi massimi di questa categoria sono ancora in fase sperimentale, ma il loro lancio è imminente: soprattutto fa rumore Joost (degli stessi autori di Skype) e Babblegum, di Silvio Scaglia (fondatore di Fastweb).
Utilizzano un principio peer to peer, per ottimizzare il consumo di risorse e di banda.
Ogni utente connesso mette a disposizione una parte di banda, risorse macchina e ospita sull'hard disk un pezzettino di file video che altri possono richiedere. Questi software danno accesso a network che aggregano contenuti in canali altrui e che possono appartenere a editori Tv tradizionali o utenti professionali o semi professionali.
Hanno una forte venatura di social network, di web 2.0 e di interattività.
Forniscono gran parte dei canali gratis, ma alcuni potrebbero essere a pagamento.

Web Tv su siti
Il fenomeno ha vari nomi: blog Tv, web Tv in senso stretto, Network2 (come la definisce il guru del settore Jeff Pulver).
Sono siti che si propongono come editori Tv, di contenuti (per ora tutti gratuiti) forniti in forma di video.
Il più popolare è Rocketboom, che pubblica un video giornaliero in cui tratta argomenti tra i più vari e ha circa 300 mila utenti quotidiani.
In Italia il settore è per ora monopolizzato da TheBlogTv, che utilizza video di blogger remunerati.
Organizza i video in format che poi manda sul web e, in contemporanea, sul satellite. C'è anche il caso di Blip.tv, che no produce contenuti ma aggrega quelli di altre web tv, con cui spartisce i ricavi.
In Italia è inoltre appena partita, a gennaio, la web Tv di Rai (Rai.Tv).
Queste Tv si distinguono da siti come You Tube perché hanno contenuti creati con professionalità e non da utenti comuni e hanno una linea editoriale, come una Tv tradizionale.

È ovvio che solo adesso, in una fase embrionale del fenomeno, le web Tv appaiono tripartite in queste tre categorie. È probabile che, più avanti, per esempio, alcune blog Tv finiranno tra i canali di Joost e nei palinsesti delle IP Tv.
Fanno parte del fenomeno anche gli strumenti che trasformano le normali televisioni in veicoli di video su Internet. Ne sono stati presentati numerosi al Ces 2007; in contemporanea, è stato annunciata l'Apple TV al Mac World di San Francisco. L'osservatorio di ricerca internazionale Forrester Research vi ha dedicato uno studio qualche giorno fa "Here Come The Internet Video Devices".
Forrester divide questi aggeggi in ben sei categorie, segno ulteriore di quanto fermento ci sia nel settore.
Alcuni permettono di accedere via Tv ai video che normalmente sarebbero raggiungibili da un computer connesso a Internet.
Altri invece (Apple Tv, Xbox 360…) forniscono contenuti dedicati grazie ad accordi con i fornitori.

Prima categoria: "Dedicated Internet video device", a cui appartengono gli scatolotti Apple Tv e Sling Media Sling Catcher (usciranno a febbraio a 299 e a circa 200 dollari, rispettivamente).
Seconda categoria: "Internet-connected digital video recorder". Videoregistratori digitali che hanno funzioni aggiuntive per accedere a contenuti Internet. Non sono ancora disponibili in Italia.
Terza categoria: "Internet-connected Set top box". Come i prcedenti, ma sono set top box. Anche questi non sono ancora in Italia, dove per ora sono disponibili solo i set top box IP TV, che sono chiusi (permettono di accedere solo ai contenuti Internet del proprio operatore).
Quarta categoria: "Console da gioco". L'Xbox 360 (e, in futuro, la Playstation 3) permette di accedere ad alcuni film e show Tv.
Quinta categoria: "Vista living-room Pc".
Vari tipi computer media center che funzionano allo stesso modo degli scatolotti della prima categoria.
Sesta categoria: "Networked Tv". Televisioni di nuova generazione che permettono, grazie a funzioni aggiuntive, di ricevere filmati dal computer o direttamente dal web.
Come sarà la web Tv del futuro? È chiaro che strumenti come questi si diffonderanno, in futuro. Perché è solo in questa fase che la Web Tv (attraverso Joost e le BlogTv) arriva su computer.
«In prospettiva, riceveremo i video canali web sul televisore di casa, collegato in modo semplice ed economico al Pc o direttamente a Internet», spiega Adam Daum, analista di Gartner. In questo modo, queste Tv diventano concorrenti diretti dell'IP Tv, che già adesso, grazie a un'infrastruttura dedicata, portano i contenuti sulle normali televisioni di casa. Quando vediamo qualcosa in Tv siamo però più esigenti: vogliamo alta qualità dell'immagine e non tolleriamo scatti, rallentamenti.
Ecco perché all'orizzonte di tutto c'è un enigma: nel breve periodo basterà la banda che abbiamo normalmente nelle case per fornire la Web Tv in streaming, ad alta qualità, a un'utenza di massa, e magari anche con contenuti in diretta?
Magari grazie a tecnologie come il peer to peer? Joost e altri credono di sì. I grossi operatori Tlc credono di no, invece, e per questo motivo stanno investendo miliardi di euro nel mondo per fornire la Tv su una rete dedicata, separata dalla grande Internet pubblica.
Chi ha ragione? Gli utenti lo scopriranno presto.

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