Il cellulare ci ha cambiati. Lo dice Luciana Littizzetto, lo promuove Tre, quello stesso brand che se non ha rivoluzionato totalmente il panorama dei gestori telefonici, ha almeno avuto il merito di segnare un forte cambio di rotta, portando una rottura rispetto al passato.
Niente più code alle cabine telefoniche, e si scrive anche meno. Modifiche nei comportamenti quotidiani dovuti al cellulare, e in un certo senso alla mancanza di tempo. Quello che si proclama assente è in realtà la mediazione, che prima scandiva ogni nostra singola azione. Per telefonare, dovevamo appunto metterci a caccia di una cabina; per scrivere, ci serviva una busta, la carta da lettere, e poi comprare il francobollo, imbucando per sperare in una risposta nel giro di quindici giorni.
Oggi, in due settimane ci mandiamo 200 sms, ma solo perché dobbiamo essere produttivi in ufficio tra un messaggino e l’altro, tra una e-mail e l’altra, tra un mms e l’altro. D’accordo, il cellulare ci ha cambiati, ma non è stato l’unico agente della dismissione di alcune pratiche una volta in voga.
Semmai, il cellulare è stato uno dei veicoli da utilizzare come motivazione, come pretesto, e anche come alibi. Ma in generale, se non fosse stata un’invenzione rivoluzionaria, alla lunga sarebbe finito sul fondo del cassetto più capiente della nostra casa, perso, dimenticato,