Google e Flo multati per 56 milioni: i tuoi dati sanitari usati per la pubblicità

Google e Flo dovranno pagare 56 milioni di dollari con l'accusa di aver usato impropriamente i dati sanitari degli utenti per la pubblicità.

Dopo il caso dei rimborsi di Amazon per i clienti Prime, negli Stati Uniti e in Canada sono state intentate numerose azioni legali collettive contro Flo Health, popolare app che monitora il ciclo mestruale, e di conseguenza Google. Secondo quanto riportato da Malwarebytes Labs, le due aziende avrebbero “condiviso dati sanitari intimi degli utenti presumibilmente per scopi pubblicitari mirati“.

Tra il 2016 e il 2019, gli sviluppatori di Flo Health hanno condiviso dati personali degli utenti con aziende come Facebook e Google, l’azienda di marketing mobile AppsFlyer e la piattaforma di analisi mobile di proprietà di Yahoo!, Flurry“, si legge nel rapporto.

Per questo, le due imputate hanno scelto la via dell’accordo con chi li ha querelati già a luglio. Tuttavia, i termini sono stati resi noti solo in questi giorni. Nello specifico, Google dovrà pagare 48 milioni di dollari e Flo Health 8 milioni di dollari per risarcire gli utenti che hanno utilizzato quest’ultima app inserendo informazioni relative alla loro salute mestruale tra novembre 2016 e febbraio 2019.

Cosa dicono Google e Flo in merito alle accuse

Malwarebytes Labs spiega che i due colossi, Google e Flo Health hanno negato ogni tipo di accusa mossa dalla Federal Trade Commission, l’agenzia governativa degli Stati Uniti che ha il compito di tutelare e prevenire da pratiche scorrette i consumatori. Nonostante sostengono la loro innocenza, hanno comunque deciso di pagare un risarcimento.

Le grandi aziende tecnologiche scelgono sempre più spesso di transare le azioni legali collettive negando esplicitamente qualsiasi illecito o responsabilità legale, una tendenza comune nei casi di alto profilo relativi a privacy, antitrust e violazione dei dati“, spiegano gli addetti ai lavori.

Ciò che preoccupa gli esperti di privacy è che queste grandi aziende abbiano ormai costituito un modus operandi. Negano qualsiasi accusa però accettano di pagare i danni alle presunte vittime. In questo modo possono continuare a usare i loro dati personali e sensibili rimanendo comunque “impuniti”.

Fonte: Malwarebytes Labs

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