Università online con lo smartphone? Si può, si deve

Dall'università telematica ai corsi online, lo smartphone è un vero e proprio strumento di studio, grazie a un contesto di cui il telefono è solo un tassello.
Università online con lo smartphone? Si può, si deve

Lo shock del lockdown e dell’emergenza Covid-19 ha cambiato molte abitudini, impattando sulla scuola prima ancora che qualsiasi altro settore. La formazione è stata la prima a pagar dazio: la chiusura delle aule ha anticipato la chiusura nelle case, lasciando in sospeso un anno scolastico, docenti, studenti ed esaminandi pronti a sostenere la propria prova. Mentre il resto del mondo si interrogava sul da farsi, però, qualcosa si è mosso con maggior prontezza e agilità rispetto a qualsiasi altro comparto: è il mondo delle Università, forte di una serie di caratteristiche che hanno consentito una reazione più pronta ed immediata alla nuova realtà che andava a dipanarsi fase dopo fase.

C’è una cosa che non è però cambiata e che dovrà necessariamente stravolgersi: l’immaginario collettivo relativo al mondo universitario. Quel che presto occorrerà far crollare è lo stereotipo, l’iconografia, quell’insieme di immagini e di consuetudini che si danno per assodate anche nel mezzo di quello che è invece uno stravolgimento profondo del modo di apprendere e di insegnare. All’aula magna ricolma di zaini occorre sostituire lo smartphone vicino alla tastiera, immaginando un rapporto con i docenti che si fa più mediato, più personale, più digitale e con modalità assolutamente nuove.

Tutta colpa – o tutto merito – del Covid-19? Diciamo che il vecchio modo di immaginare l’Università non è morto “di Covid”, ma “con Covid”: una spallata ad una struttura vetusta che tornerà con tutti i propri apparati, ma che per molti studenti sarà ormai soltanto questione residuale di un passato opzionale e non più ingombrante. C’è un nuovo modo per correre verso la Laurea e lo si può vedere sul proprio monitor come sul proprio smartphone, su di un tablet come in uno streaming. Parole nuove per metodi nuovi, ma con una capacità sempre più intensa di accompagnare gli studenti verso l’obiettivo. La realtà delle Università telematiche riconosciute dal MIUR diventa semplice avanguardia di una trasformazione che sta avvenendo sotto i nostri occhi. Sotto le nostre dita. Negli spazi tra un’app e l’altra, nei tempi tra uno streaming e un altro, nell’immaginazione possibile tra una rivoluzione e un’altra.

Sta tutto in uno smartphone

Quando si parla superficialmente di “trasformazione digitale” si archivia spesso il discorso in un blando pensiero alla carta che scompare sostituita dai bit. La realtà è che le dinamiche che si celano tra le dinamiche di questa sostituzione sono profondissime, mettendo in campo un nuovo ruolo della tecnologia, delle persone, delle funzioni, delle istituzioni e degli studenti stessi.

Oggi studiare su uno smartphone non solo è possibile, ma è anche comodo e proficuo. Questo grazie al fatto ad una serie di circostanze che sono andate addensandosi attorno allo strumento:

  • reti diffuse e performanti, tali da consentire una connettività mobile sempre efficiente nella maggior parte dei casi (anche laddove la banda larga fissa non dovesse arrivare);
  • contratti di connettività che offrono traffico in quantità, così da poter ottemperare ad ogni esigenza (fermo restando la disponibilità di Wifi in ogni dove, calmierando così le fameliche necessità di traffico di streaming e videolezioni);
  • schermi sempre più generosi: ogni pollice in più sono milioni di pixel aggiuntivi a disposizione per ogni dettaglio;
  • comparto audio sempre più affinato, consentendo un ascolto più coinvolgente e chiaro;
  • fotocamere frontali di alta qualità anche su dispositivi di media gamma, consentendo una valida proiezione della propria immagine in caso di confronto 1-to-1 o di meeting.

Non è soltanto questione di potenza grafica, ma del sommarsi di tutta una serie di capacità che hanno trasformato lo smartphone in una vera vetrina su mondi esterni, proiettando facilmente uno studente in un’aula e viceversa. Non solo è possibile: è utile, è facile a conti fatti è addirittura conveniente.

A ciò ci aggiungano strumenti di incontro virtuale ormai sempre adeguatamente progettati per l’esperienza mobile, nonché un Web ormai sempre più radicato sul principio del “mobile first”. Ciò non significa che lo smartphone debba essere un display totalizzante, né che possa esserlo: nella maggior parte dei casi è un “first screen” al fianco di un “second screen” fatto di appunti, lezioni, immagini, schemi, documenti e altro ancora. Lo smartphone come strumento di input/output, al fianco di strumenti di produttività sempre e comunque compresenti sulla stessa scrivania.

Quando l’Università è online

I prodigi dello studio da remoto hanno consentito alle università di superare la Fase 1, di evolversi nella Fase 2 e di riflettere nella Fase 3: alla riapertura delle attività, è stato chiaro come nella nuova normalità sia importante interrogarsi sul ruolo delle nuove tecnologie e sulle grandi qualità espresse dallo studio da remoto.

Ecco perché il mondo delle Università Online viene ad assumere ruolo primario in questa fase, rappresentando una sorta di avanguardia che, nativamente, supera quegli ostacoli che il Covid ha posto e che spesso sono gli stereotipi a porre con ancor maggior incisività. Nell’era del lavoro agile, del distanziamento come precauzione, delle riflessioni su tempi e spazi delle attività quotidiane, ecco che l’Università Online diventa una realtà che è destinata a farsi notare con sempre maggior evidenza.

Che l’obiettivo sia una laurea in Ingegneria Informatica o in Agraria, che l’orizzonte sia quello della nutrizione o quello delle scienze giuridiche, la base è la medesima: uno smartphone, una connessione, un pc di appoggio e un ambiente adeguato per favorire concentrazione e studio. L’unico vero anello di congiunzione tra il passato e il futuro è infatti lo studente: tutto il resto (temi, metodi, strumenti) sono cambiati nei secoli e cambieranno ancora, cavalcando il dinamismo dell’innovazione alla ricerca di equilibri sempre più avanzati.

Crollino gli stereotipi, dunque, perché il Covid-19 ce l’ha insegnato: la capacità di cambiare è parte integrante della capacità dell’uomo a resistere, a combattere, ad evolvere. La vecchia Università non è un problema: resta una grande, enorme, opportunità per la vita di ogni persona. Il problema, semmai, sono i vecchi studenti e le persone che non sanno prendere in considerazione nuovi obiettivi a partire da nuove prospettive per reagire a mutati contesti. Per questo cambiare approccio si può e si deve: perché nella vita, di fronte a qualsiasi stravolgimento del contesto, migliorare si può e si deve.

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