COVID-19: resiste fino a 28 giorni su smartphone

Un recente studio australiano evidenza che la resistenza del COVID-19 arriva a 28 giorni su superfici come vetro e acciaio, presenti su smartphome.

Secondo uno studio realizzato in Australia e pubblicato il 7 ottobre 2020, c’è da riconsiderare seriamente il periodo di sopravvivenza del COVID-19 in ambiente esterno e a determinate temperature: si può arrivare e ben 28 giorni su determinate superfici, smartphone inclusi.

COVID-19: quanto resiste su smartphone?

Lo studio pubblicato determina in modo abbastanza chiaro, quanto può sopravvive il COVID-19 all’esterno dell’organismo, nell’ambiente e sulle superfici. Il risultato ottenuto dagli studiosi australiani non è da sottovalutare:

I tassi di sopravvivenza di SARS-CoV-2 sono stati determinati a diverse temperature e sono stati calcolati i valori D, i valori Z e i tempi di dimezzamento. Abbiamo ottenuto tempi di dimezzamento tra 1,7 e 2,7 giorni a 20° C, riducendoli a poche ore quando la temperatura è stata elevata a 40° C. Con cariche virali iniziali sostanzialmente equivalenti ai titoli più alti escreti da pazienti infettivi, il virus vitale è stato isolato per un massimo di 28 giorni a 20 ° C da superfici comuni come vetro, acciaio inossidabile e banconote in carta e polimero. Al contrario, il virus infettivo è sopravvissuto meno di 24 ore a 40° C su alcune superfici.

Dunque, analizzando il risultato ottenuto, il virus è in grado di sopravvivere:

  • fra 1,7 e 2,7 giorni in ambiente esterno con temperatura media di 20 gradi centigradi;
  • poche ora 40 gradi centigradi;
  • fino a 28 giorni in ambienti con temperatura media di 28 gradi, con secrezioni emesse da pazienti con cariche virali elevate su superfici come vetro, acciaio e banconote;
  • meno di 24 ore a 40 gradi centigradi su determinate superfici.

Vetro e acciaio sono componenti che ormai caratterizzano (soprattutto il vetro) la stragrande maggioranza degli smartphone in commercio. Gli studiosi hanno specificato che, fra le condizioni di test, c’era l’esclusione della luce solare poiché i raggi UV potrebbero aiutare a ridurre la sopravvivenza del virus nell’ambiente. Si tratta però di raggi UV-A e UV-B, che non godono delle stesse proprietà dei raggi UV-C, utilizzati proprio per la sanificazione di oggetti e superfici:

Questo studio ha misurato i tassi di sopravvivenza di SARS-CoV-2 infettiva, sospesa in una matrice ASTM E2197 standard, su diversi tipi di superficie comuni. Tutti gli esperimenti sono stati condotti al buio, per annullare qualsiasi effetto della luce UV. Le superfici inoculate sono state incubate a 20 ° C, 30 ° C e 40 ° C e campionate in vari momenti.

Dei raggi UV-C vi abbiamo ampiamente raccontato all’interno della nostra guida dedicata agli sterilizzatori domestici: dispositivi dal prezzo accessibile, utili proprio per sanificare oggetti come mascherine, soldi, smartphone, chiavi e non solo. Spesso in , potrebbe essere un’idea quella di portare a casa un prodotto di questo genere per togliersi ogni dubbio e – una volta a casa – sanificare gli oggetti che quotidianamente abbiamo con noi. Con l’arrivo delle temperature più fredde, è bene non sottovalutare i risultati dello studio appena pubblicato.

Fonte: Virology Journal

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