Sta facendo scalpore negli USA la vicenda di Marquise Hudspeth, 25 uomo di colore di Shreveport, in Lousiana. L’uomo, in evidente stato di ebbrezza, si era messo alla guida della sua autovettura quando era stato incrociato da una pattuglia della polizia che lo ha inseguito per diversi chilometri, intimandogli l’alt. Riusciti a fermare l’auto i poliziotti hanno visto l’uomo scendere tenendo in mano qualcosa di metallico come fosse una pistola, puntata contro di loro. Ne è seguita una sparatoria, che ha portato alla morte del giovano afroamericano. In realtà, però, Marquise non teneva una pistola in mano, ma un cellulare.
La polizia si è difesa dicendo che si è praticamente trattato di un suicidio, dato che l’uomo era stato più volte intimato di fermarsi. In realtà la dinamica appare poco chiara, anche perché gli otto proiettili che hanno colpito l’uomo si trovavano tutti alle spalle. Dopo una veloce indagine i poliziotti sono, però, stati assolti da ogni incriminazione, proprio perché hanno agito per difesa personale. Subito la comunità nera di Shreveport è andata in escandescenza, minacciando rivolte come quella che insanguinò Los Angeles alcuni anni fa. Da più parti si chiede la riapertura del caso e l’incriminazione per i poliziotti coinvolti in questa brutta faccenda.