Nei periodi di festa è bello ricongiungersi
con i propri familiari, rivedere facce amiche e affetti per troppo tempo lontani.
Eppure c’è chi, lavorando per il nostro Paese, in questo momento si trova a
migliaia di chilometri di distanza, per compiere il proprio dovere e tenere
alto l’onore dell’Italia. Sono le migliaia di soldati italiani impiegati nei
più disparati teatri mondiali, dalla drammatica situazione afgana, fino alle
missioni di pace in Kosovo, Bosnia e Macedonia.
Nonostante i sacrifici di questi
ragazzi, che trascorrono mesi e mesi lontani dai propri affetti e dalle proprie
famiglie, in paesi lontani, in situazioni di pericolo, una delle poche cose
che riesce ad alleviare la lontananza è il telefonino, ormai parte integrante
dell’equipaggiamento di ogni soldato italiano. Proprio col cellulare i nostri
soldati in Albania, Kosovo e Bosnia possono tenersi in stretto contatto con
i loro cari, in questo modo la distanza pare affievolirsi. Eppure abbiamo ricevuto
una e-mail da uno di questi militari, da anni impiegato in missioni di pace,
dove traspare la delusione per quello che emerge, a suo dire, come un sopruso
bello e buono perpetrato ai loro danni.
Nella sua missiva il nostro compatriota
esprime il suo rincrescimento per il trattamento ricevuto dai nostri operatori
mobili, in primis, e dallo Stato Italiano, poi. Difatti, nonostante l’alta indennità
di servizio, che può raggiungere le 200 mila lire giornaliere in più rispetto
allo stipendio base, a seconda del grado e del ruolo ricoperto, moltissimi di
questi soldi vengono spesi dai nostri militari per contattare le proprie famiglie
in Italia, visti gli altissimi costi di roaming GSM che si devono affrontare
in questi paesi.
Se tutto ciò potrà sembrare un
fattore al di fuori del controllo dei gestori, si deve ricordare che altri contingenti
stranieri, ad esempio inglesi, francesi e finlandesi, hanno spinto i propri
operatori nazionali ad installare dei ponti radio presso gli accampamenti principali,
in modo tale da permettere a tutti i soldati di ricevere ed effettuare telefonate
alla medesima tariffazione nazionale o con un cospicuo sconto. L’unica cosa,
invece, data per convenzione ai militari italiani in missione è uno sconto del
5%, realmente irrisorio se paragonato alle tariffe effettive.
Si può controbattere a tutto ciò
affermando che in ogni campo base sono state installate delle cabine telefoniche
che permettono di telefonare in Italia a costi ridotti, ma non si tiene conto
delle file di ore ed ore che sono presenti a queste cabine, che costringono
a trascorrere i pochi momenti liberi in interminabili code. Ecco perché si chiede
a tutti di intraprendere una campagna di sensibilizzazione affinché ai nostri
militari venga garantito il diritto di poter sentire i propri cari in qualunque
momento della giornata, senza per questo dover far fondo a tutto il proprio
stipendio così faticosamente guadagnato.
Speriamo realmente che le autorità
preposte e gli stessi gestori prendano in seria considerazione il malcontento
generato tra le nostre truppe per questa situazione e vi pongano rimedio il
prima possibile, visto anche che la soluzione non appare così difficile da intraprendere.
Intanto da tutti noi non può che partire un sentito augurio a tutti i soldati
italiani impiegati all’estero, in un momento tanto delicato per il futuro del
mondo.