Che non faccia più gola a tutti lo
si era ben compreso. Fino a pochissimi mesi fa i servizi 3G erano visti come
la gallina dalle uova d’oro del futuro delle telecomunicazioni. Tutte le aziende
volevano avere una fetta della torta. Quelle del settore per ovvi motivi, quelle
di altri settori per diversificare il business. Adesso lo scenario è variato
del tutto.
Molte sono le aziende che annunciano
un loro disimpegno dal settore, altre sono pronte a cedere le loro quote dei
consorzi vincitrici di una licenza. A Taiwan l’asta per le licenze 3G non si
è ancora svolta. Il Governo di Taipei intende rilasciare cinque licenze 3G entro
la fine dell’anno. Il pagamento delle stesse dovrà avvenire dilazionato nell’arco
di 14 anni, con un acconto iniziale del 10-20%. Fino a poco tempo fa, le compagnie
statali facevano la fila per annunciare la loro intenzione di partecipare all’asta.
La maggior parte delle grandi aziende a partecipazione statale si erano gettate
a capofitto nell’impresa. Si trattava di compagnie dei settori più disparati,
dalle aziende petrolifere, a quelle zuccherificie. L’aggravarsi della crisi
ha fatto, però, cambiare gli scenari. La telefonia mobile non sembra più un
pozzo senza fondo.
I rischi nell’entrare in un settore
del tutto nuovo ha fatto desistere molte compagnie dal progetto. Altre compagnie
a partecipazione statale sono state fortemente criticate da alcuni legislatori
a causa dei loro interessi pubblici che mal si sposerebbero con dei nuovi business
plan completamente basati sulla profittabilità del servizio. In poche parole,
quasi tutte le aziende pubbliche hanno deciso di rinunciare all’asta, anche
quelle che ponevano come unico modo di entrare nel settore delle telecomunicazioni,
i servizi 3G e che si stavano preparando all’appuntamento da oltre un anno.
Molte hanno deciso di concentrare i loro sforzi sulle reti fisse a fibre ottiche,
dal futuro più certo e meno dispendioso. Nel calderone del 3G taiwanese sono,
adesso, rimaste quasi solo le aziende di telecomunicazioni.