A differenza dei produttori europei, le aziende
giapponesi del settore della telefonia mobile, come Nec, Matsushita e Mitsubishi
hanno già avuto modo in questi ultimi mesi di affrontare le problematiche
relative alla progettazione e produzione dei nuovi telefoni basati sulle tecnologie
di terza generazione.
È bastata un’occhiata la scorsa settimana agli
stand delle varie aziende che hanno partecipato al CeBIT
di Hannover per rendersi conto degli enormi sforzi compiuti dai produttori orientali
per riuscire ad essere pronti per tempo alla partenza dei servizi di telefonia
mobile di terza generazione, che in Giappone avverrà prima dell’inizio
dell’estate, cioè con un anno di anticipo rispetto ai tempi previsti
dagli operatori europei.
I dispositivi elettronici venduti sul mercato giapponese
hanno molti punti in comune con i cellulari di terza generazione, in termini
di miniaturizzazione, contenimento dei consumi energetici, design, dimensioni
ed integrazione in un unico dispositivo di un grande numero di funzionalità.
Nel settore della ricerca e sviluppo solo il gruppo Matsushita ha lavorato alle
tecnologie di terza generazione per quasi sette anni, investendo fino a 50 milioni
di dollari ogni anno e dedicando una squadra di oltre 1.000 persone al progetto.
Non è difficile immaginare che le aziende
giapponesi stiano ora pensando di sfruttare il proprio vantaggio competitivo
sul mercato europeo dei telefoni UMTS. A partire dal prossimo anno le compagnie
telefoniche avranno la necessità di offrire nel più breve tempo
possibile i cellulari della nuova generazione alla propria clientela e recuperare
così gli investimenti sostenuti per ottenere le licenze e per realizzare
le infrastrutture. Con questi presupposti, i produttori europei di telefoni
cellulari andranno incontro a notevoli difficoltà per mantenere le proprie
quote di mercato con l’arrivo il prossimo anno dell’ UMTS.