ChatGPT: cosa può davvero fare e dove è meglio non fidarsi

ChatGPT: uno strumento avanzato ma con dei limiti. Cosa si può chiedere, e cosa è meglio non dire, al chatbot di OpenAI.
ChatGPT: cosa può davvero fare e dove è meglio non fidarsi

ChatGPT può assumere molteplici ruoli e offrire supporto in numerose attività. Il chatbot di OpenAI, noto per la sua capacità di fornire risposte rapide e articolate, è spesso percepito come un assistente in grado di risolvere qualsiasi problema. Ma è davvero così?

In parte sì, ma non del tutto. È indubbiamente possibile porgli domande su quasi qualsiasi argomento, ed è sempre più comune utilizzarlo come punto di riferimento per ottenere spiegazioni, suggerimenti o soluzioni, indipendentemente dalla tematica. Tuttavia, esiste un’importante premessa da considerare.

Nonostante il suo livello avanzato ChatGPT presenta dei limiti. Esistono ambiti in cui il suo utilizzo è sconsigliato o richiede particolare cautela. È infatti fondamentale interpretare le sue risposte con consapevolezza, evitando di considerarle automaticamente corrette o definitive. In alcuni casi, inoltre, è semplicemente meglio evitare certi tipi di conversazioni, ecco quando e perché.

Limiti di ChatGPT: partendo dal coding

ChatGPT è in costante evoluzione e offre un livello sempre più completo di interazione, con risposte generalmente esaustive e precise. Pertanto, esistono ambiti in cui i suoi limiti diventano evidenti, come la programmazione, e i rischi associati non sono trascurabili.

Limiti di ChatGPT: partendo dal coding

Sì, ChatGPT è in grado di scrivere codice, e le sue capacità in questo campo sono notevolmente migliorate dal suo debutto. Può rivelarsi un supporto utile sia per attività di codifica semplice, sia come strumento di assistenza, ma è particolarmente indicato per sviluppatori esperti. Al contrario, per chi non ha familiarità con la programmazione, l’uso di ChatGPT può risultare poco efficace, se non addirittura fuorviante.

Il motivo è semplice: ChatGPT può generare codice che non funziona correttamente, o che contiene errori non immediatamente rilevabili da un utente inesperto. Questo comporta il rischio di affidarsi a soluzioni non testate, con conseguenze potenzialmente negative in termini di affidabilità o sicurezza del software sviluppato.

In sostanza, se è vero che ChatGPT “può fare tutto”, è altrettanto vero che va utilizzato con cautela, soprattutto per la programmazione, dove per chi non è esperto il suo impiego può risultare rischioso. Per questo è fondamentale esaminare attentamente ciò che viene generato e, quando possibile, affiancare strumenti di verifica o ambienti di test dedicati.

Un’alternativa più affidabile, sempre all’interno dell’ecosistema OpenAI, è rappresentata da Codex, lanciato nel maggio 2025. Si tratta di uno strumento di programmazione multitasking basato su cloud, progettato per utenti di ogni livello, con o senza esperienza nel settore. Va però precisato che Codex è disponibile solo tramite abbonamento, e non è accessibile nella versione gratuita di ChatGPT.

La terapia AI: i limiti

Porre dei limiti all’uso di ChatGPT, vista la sua accessibilità immediata, non è semplice come potrebbe sembrare. Una volta acquisita l’abitudine a utilizzarlo, diventa naturale comunicargli qualsiasi cosa, incluse questioni personali, nella speranza di ricevere comprensione anche per la sfera emotiva. In questo contesto, ChatGPT può iniziare a essere percepito come uno psicologo, un analista, o qualcosa di simile. Ma è davvero corretto?

Purtroppo, quando si entra nell’ambito dei sentimenti e delle emozioni, i chatbot basati sull’intelligenza artificiale non possono, almeno per ora, rappresentare una reale alternativa a una figura professionale. Domande su difficoltà emotive, soprattutto se complesse, possono infatti portare ChatGPT a generare risposte inadatte, poco precise o, nel peggiore dei casi, fuorvianti.

È certamente possibile testare questo aspetto dell’intelligenza artificiale su questioni leggere, come problemi di produttività, procrastinazione o la richiesta di consigli pratici per problemi irrisori. Tuttavia, non può e non dovrebbe essere impiegato per analisi profonde o problematiche che richiederebbero una terapia condotta da un esperto. Questo perché, seppur apparentemente esaustive, le risposte fornite da ChatGPT non potranno mai essere completamente mirate, come lo sarebbero quelle di un professionista umano.

Salute: i rischi di una comunicazione con ChatGPT

La consulenza medica, così come la terapia, è un tema molto delicato. Oggi, grazie all’intelligenza artificiale, è possibile ottenere risposte rapide su questioni di salute o benessere emotivo, spesso con facilità e immediatezza. Questo suscita curiosità e spinge molte persone a “testare” l’IA, anche solo per semplice interesse. Tuttavia, sebbene le risposte possano sembrare complete e dettagliate, è importante non interpretarle in modo superficiale. Senza un adeguato contesto e senza il supporto di un medico, queste informazioni rischiano di creare confusione, portare a conclusioni sbagliate o alimentare un falso senso di sicurezza o al contrario, causare ansie inutili. In sintesi, l’IA può essere uno strumento utile, ma non può sostituire il confronto diretto con un professionista qualificato.

Questo perché, il fatto che ChatGPT sia in grado di rispondere a domande mediche non significa che quelle risposte siano corrette. Un po’ come accade con le tradizionali ricerche su browser a fronte di qualsiasi sintomo, il rischio di fraintendimenti è dietro l’angolo.

ChatGPT risponde a tutto, o quasi, ma non ha e non può avere la formazione di un medico reale. Per questo motivo, anche nel caso di disturbi lievi, ChatGPT non rappresenta una soluzione, né per ricevere consigli, né tantomeno per ottenere diagnosi. ChatGPT, come altri strumenti basati su intelligenza artificiale, si basa su informazioni preesistenti, in parte raccolte da internet. Questo implica che non può formulare opinioni originali né offrire valutazioni realmente fondate sullo stato di salute di un individuo, nemmeno con il prompt più accurato.

ChatGPT non può essere un avvocato

Che ChatGPT rappresenti un supporto notevole, sempre disponibile online e utile anche per velocizzare attività complesse, è un dato di fatto. Tuttavia, per alcuni argomenti il rischio di ottenere risposte generiche, ripetitive o addirittura errate è sempre presente, come nel caso della consulenza legale.

I sistemi giuridici e i procedimenti legali sono spesso complessi, articolati e fortemente legati al contesto. Per questo motivo, affidarsi a un chatbot basato su intelligenza artificiale come fonte di informazioni o suggerimenti può comportare più rischi che vantaggi.

Naturalmente, se si tratta di acquisire nozioni di base o avviare una riflessione iniziale su un tema nel settore giuridico, ChatGPT può offrire un valido contributo. Ma quando si ha bisogno di un’informazione specifica, applicabile a un caso reale, è imprescindibile rivolgersi a un avvocato o a un professionista del settore.

Inoltre, va considerato che in certi contesti non sarà neppure possibile porre a ChatGPT determinate domande, sia per limiti tecnici che per rispetto delle linee guida sull’uso responsabile dello strumento.

Ricerca e verifica: un approccio consapevole

Infine, un aspetto fondamentale, e forse il più complesso, è che praticamente ogni tipo di argomento affrontato e ogni ricerca fatta su ChatGPT comportano dei limiti e rischi. Questo perché, indipendentemente dall’argomento, ChatGPT può commettere errori: dalle semplici richieste di informazioni fino alle consulenze più complesse, è possibile ricevere risposte incomplete, errate o fuorvianti. Questo vale in ogni ambito, dalla programmazione alla salute, fino al diritto e oltre.

In sostanza, in ogni caso, è fondamentale agire con consapevolezza, ricordando che le informazioni fornite dal chatbot vanno sempre verificate attraverso fonti affidabili, come siti o pagine web riconosciute. Di fatto, ChatGPT può occasionalmente fornire dati errati o generare “allucinazioni” nelle risposte, un aspetto da tenere sempre presente.

Inoltre, per aumentare l’accuratezza nelle risposte, è possibile utilizzare lo strumento “Deep Research” di ChatGPT, ma anche in questo caso rimane indispensabile ricontrollare ogni fonte, citazione o statistica prima di considerarla corretta.

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